martedì 22 maggio 2012

Auto su Misura



Forse in questo particolare momento storico non è il massimo. In un mercato dell'auto che parla solo di un generale calo nel volume di vendita, pensare di spendere centinaia di migliaia di euro per la propria vettura non sembra essere una trovata molto geniale.

Ma per chi può permettersi queste follie, esiste anche l'alternativa motoristica all'abito su misura. Eh già! Perché, così come un sarto ti confeziona l'abito di qualità secondo le tue preferenze e i tuoi gusti, allo stesso modo alla Wiesmann nessuna auto è uguale all'altra. Si tratta di gioielli da trecento all'ora cesellati come da orafi e cuoiai, tutti fatti su ordinazione, scegliendo in una infinita gamma di colori il proprio allestimento interno.




L'auto sportiva da grandi prestazioni fatta a mano porta, di solito, nomi altisonanti come Aston Martin, Ferrari o Morgan. Ma un miracolo fatto da una grande iniziativa imprenditoriale di due fratelli (Friedhelm e Martin Wiesmann appunto) sposato alla tecnologia dei motori BMW (mica poco!!) ha prodotto un marchio d'eccellenza Made in Germany, che oramai comincia ad imporsi dalla Cina agli Emirati, dall'Olanda alla Svizzera, oltre che alla Germania stessa. La collaborazione con BMW può dirsi esclusiva in quanto dal reparto Msport della casa bavarese ne derivano il sequenziale con paddle al volante (a richiesta!), il sistema antibloccaggio, il controllo di stabilità e vari altri.
E parliamo di qualità! John Barker, giornalista della nota (agli appassionati!) rivista EVO, scrive: "la roadster mette a proprio agio nonostante l'incredibile potenza. Se si tocca l'acceleratore troppo presto in una curva da seconda o terza si scoda molto facilmente ma, una volta presa la mano la si recupera con semplicità e progressione. È molto abile, così rapida e desiderabile da dare al meraviglioso 6 cilindri in linea M3 la casa che merita!".

Tutto cominciò nel 1985 (fra l'altro il MiO anno di nascita!) quando, visitando il salone dell'auto di Essen, Friedhelm e Martin decisero di cominciare a costruire auto sportive secondo la più severa filosofia del "purismo". 
Oggi questi splendidi esemplari dal fascino un po' retrò, dotati di chassis in alluminio e carrozzerie in fibra di carbonio, vengono prodotti nella "Manifattura Wiesmann", che sorge in una zona chiamata Muensterland, famosa per l'allevamento dei più esclusivi cavalli di razza. Sarà un caso?

Ciononostante, il cavallino, come ben sappiamo, è un simbolo già usato. Sul muso di questi bolidi, infatti, troneggia un argenteo geko. Perché alla prima prova alla motorizzazione, i tecnici approvarono la Wiesmann dicendo "sta attaccata alla strada come un geko alla parete con le sue ventose"!


Volendo, poi, svilire questa passione con dei semplici numeri (che di vile hanno ben poco!) possiamo dire che con circa 250 mila euro ci si porta a casa la più piccolina, la roadster MF3 dotata di un sei cilindri bavarese da 250 orari. Pensateci su..! 


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domenica 20 maggio 2012

Regolamenti Ammazza-Passione!


La Formula 1 continua a mostrare il peggio di sé. Nell'appuntamento spagnolo del Montmelò abbiamo visto, in ordine, prima la retrocessione di Hamilton a seguito delle qualifiche, poi le insensate penalità comminate in gara a Massa e Vettel. Astrusi regolamenti tecnici e sportivi producono eventi falsati senza anima e storia.

Oh sì, che grande spettacolo il Mondiale di Formula1 2012! Grande equilibrio, vincitori diversi (gioiscono persino Maldonado e la Williams!), una classifica cortissima. Peccato che tale equilibrio sia anche frutto di un appiattimento forzato delle prestazioni delle vetture, di regolamenti tecnici assurdi e di particolari situazioni verificatesi in pista. C’è da piangere per questi regolamenti da vomito, scribacchiati da burocrati senza cervello e avallati da team colpevolmente complici. Ogni GP è una infinita lagna di forzosi pit-stop: i cambi gomme iniziano dopo una decina di giri scarsa e terminano alla bandiera a scacchi. Onestamente, non se ne può più. La colpa, ovvio, è da imputare alla FIA e ai team, rei di aver delegato alla Pirelli la realizzazione di pneumatici-pappa; i team hanno avallato. Anzi, sono stati proprio questi ultimi a pretendere gomme-pappa per “movimentare i GP” e “accrescere lo spettacolo”. Bella trovata, geni!

Come se non bastassero GP condizionati da pit-stop a raffica (non fa in tempo a delinearsi una nuova classifica che inizia un nuovo turno di cambi gomme), ecco che i team, allo scopo di preservare gli pneumatici per la gara, boicottano le qualifiche. Un comportamento palesemente antisportivo, figlio anch’esso di irragionevoli norme relative al numero di treni di gomme disponibile ad evento. Una aberrazione totale: piloti costretti ai box nella Q3 e costretti quindi a rinunciare ad una possibile posizione più favorevole in griglia affinché preservino le gomme per la gara! Un ritornello che si ripete, ormai, ad ogni GP: nell’ultima manche di qualifica del GP di Spagna al Montmelò, Vettel e Schumacher non hanno ottenuto tempi utili (per loro un bel “no time”). Kobayashi, al contrario, ha parcheggiato la propria Sauber a bordo pista al termine della Q2 (era passato in Q3): ufficialmente per “problemi idraulici”, tuttavia non è da scartare l’ipotesi della rinuncia “spontanea” alla Q3 (con conseguente risparmio gomme) camuffata da guaio tecnico. I casi della vita.

Le qualifiche ufficiali sono importanti, pertanto debbono essere onorate fino in fondo (salvo, ovviamente, imprevisti e impedimenti insormontabili). Operazione che i team non fanno.

Che figuracce monumentali! La Formula 1 ridotta a fare la spilorcia sulle gomme, a risparmiarle manco fosse uno sgangherato campionato parrocchiale per scapoli e ammogliati. E il pubblico pagante? Dov’è il tanto decantato rispetto per il pubblico (in netto calo ma ancora disposto a sborsare cifre assurdamente elevate), costretto ad assistere a qualifiche fantasma, a prove ufficiali burletta? I rimedi, semplici ed intuitivi (ma alla FIA le cose semplici non piacciono) ci sono, basta volerli: treni di gomme liberi e, perché no, il ritorno agli pneumatici da qualifica. E buona notte. E diremo di più: attribuire un punto mondiale all’autore della pole-position. Allora sì che i piloti tornerebbero a spingere come forsennati…! Poche parole e "dai de gas".

Qualifiche ufficiali, dunque, da rivedere. Le tre manche di qualifica (anche il Mondiale Superbike ha adottato tale sistema) possono condurre, inoltre, ad una ulteriore macroscopica aberrazione relativa ai tempi cronometrati e al delineamento della griglia di partenza. Può accadere, infatti, che nella ultima e decisiva manche di qualifica (quella che assegna la pole-position e che scrive la storia delle statistiche di un GP) i piloti facciano segnare tempi più alti rispetto a quelli fatti registrare nelle precedenti Q1 e Q2. Certamente, non il massimo della competizione. Occorre, pertanto, ritornare ad attribuire un ruolo sportivo e storico centrale alle qualifiche ufficiali. Il sistema migliore? Beh, poche storie: un’ora di prove, tutti in pista, numero di giri e gomme libero. Chi va più forte parte davanti!

E veniamo all’ennesimo caso che vede suo malgrado Lewis Hamilton protagonista. Ancora una volta, il campione britannico della McLaren è stato preso di mira dai “gufi” della Federazione. Ricapitoliamo. Dopo aver stampato una bella pole-position, Hamilton, consigliato (diciamo pure ordinato!) dal proprio box, ferma la propria monoposto nel giro di rientro. Le qualifiche sono già terminate. Oltre 4 ore più tardi, i lesti e svegli commissari retrocedono Hamilton in ultima posizione, levandogli una sacrosanta pole. La ragione è la seguente: nel serbatoio della McLaren di Hamilton c’è una quantità non regolamentare di carburante. La retrocessione è scattata a seguito della violazione dell’Articolo 6.6.2 del Regolamento Tecnico. Questo Articolo (inserito nell’Article 6: Fuel System) recita: I concorrenti devono garantire che un campione litro di carburante possa essere prelevato dalla vettura in qualsiasi momento durante l'evento. Salvo casi di forza maggiore (riconosciuta come tale dai Commissari Sportivi), qualora un campione di carburante fosse richiesto dopo una sessione di prove libere la vettura in questione deve far ritorno ai box spinta dal proprio motore (originale: Competitors must ensure that a one litre sample of fuel may be taken from the car at any time during the Event. Except in cases of force majeure (accepted as such by the stewards of the meeting), if a sample of fuel is required after a practice session the car concerned must have first been driven back to the pits under its own power.).

Il Regolamento, sebbene criptico in alcune sue parti, parla abbastanza chiaramente: evidentemente, i meccanici McLaren hanno commesso una grave ingenuità, compromettendo la gara dell’incolpevole Hamilton, il quale, con ogni probabilità, avrebbe portato a casa un podio (forse una vittoria) più che sicuro. Si tratta, appunto, di una grave ingenuità e non di una furbata, come sostengono in molti. Infatti, qualche litro in più nel serbatoio non avrebbe in alcun modo influito negativamente sulle prestazioni della McLaren Mp4/27 di Hamilton.

A quanto pare, nel serbatoio della McLaren di Hamilton era rimasto poco più di un litro di carburante, non sufficiente, quindi, a far sì che la vettura potesse rientrare ai box con a bordo il quantitativo di carburante minimo richiesto per le verifiche.

Al contempo, occorre sottolineare la totale inutilità di tale regola. Verrebbe da chiedersi: alla FIA cosa importa se una vettura, anziché un litro, ha nel serbatoio, a qualifiche o gara terminate, mezzo litro o una sola goccia di carburante?  

Premesso il fatto che le verifiche chimiche del carburante possono essere effettuate anche prima delle qualifiche e della gara (il Regolamento parla di “qualsiasi istante durante l’evento”, quindi anche prima delle qualifiche!), premesso il fatto che basta anche mezzo litro (o anche meno) per ispezionare compiutamente la conformità al Regolamento del carburante (ne basterebbe una molecola!), è bene che tale regola venga quantomeno ridiscussa. Ma sarebbe meglio eliminarla del tutto. E poi, sinceramente, la pena inflitta a Hamilton è assolutamente sproporzionata!

Una regola “scema”, le cui penalità altrettanto sceme vengono applicate (stando a quanto afferma il Regolamento) solo a piloti che non abbiano fatto ritorno ai box durante una sessione di prove. Rosberg e Massa, piloti che quest’anno si sono ritrovati “a secco” a fine gara, non hanno subito alcuna sanzione: stando a quanto “afferma” (ma non esplicitamente!) il Regolamento, è lecito a fine gara parcheggiare la propria monoposto e far rientro ai box a piedi. Tuttavia, nel serbatoio deve esserci sempre e comunque almeno 1 litro di carburante a disposizione dei commissari tecnici. Mah, non si capisce la ragione di questa difformità di trattamento tra prove e gara.

Stop, pausa. E a proposito di piatti serviti freddi dai commissari FIA, niente male le penalità inflitte a Vettel e Massa al Montmelò! Secondo i commissari, i due piloti non avrebbero rallentato in corrispondenza di un tratto di pista segnalato con bandiere gialle (a seguito del tamponamento di Schumacher ai danni di Senna). Roba da matti: ormai, le penalità vengono inflitte in base a sensazioni, a sospetti, a soggettive impressioni. La verità è che Massa e Vettel hanno percorso la curva normalmente, senza superare alcuna vettura e seguendo una andatura compatibile alle condizioni della pista (qualche detrito e nulla più). Eppure secondo i commissari, i due avrebbero dovuto “rallentare”. Rallentare? E di quanti chilometri orari? 10, 20, 35, 50? Mistero…

Ecco, appunto, le penalità. Ormai, si tratta di un ennesimo strampalato ritornello che si ripete sino alla noia: fasulle e ingiuste penalità in grado di condizionare e snaturare oltremodo i risultati dei GP e, quindi, l’esito finale del campionato. Basta, please!

E terminiamo buttando un occhio alla farsa del famigerato (sulla carta) 107 per cento. Anche al Montmelò, una HRT, quella di Narain Karthikeyan, era rimasta fuori dalla griglia di partenza: non qualificata. E ancora una volta, i commissari hanno fatto uno strappo alla regola (ma sì, una volta ogni tanto si può fare!), ammettendo alla corsa la vettura in questione. Insomma, la ghigliottina del 107 per cento è, appunto, una autentica farsa: a discrezione dei commissari, le eventuali vetture rimaste fuori vengono escluse o “ripescate”. Un consiglio? Sarebbe più che mai opportuno eliminare la norma del 107 per cento. Ammettere tutte le vetture alla corsa (visto e considerato che le monoposto iscritte al Mondiale non sono 90 ma 24) non costa nulla.

In questi continui giochetti orchestrati dai maghi della FIA, team e piloti non osano alzare la voce: a loro questi pessimi Regolamenti Tecnico e Sportivo vanno bene. Forse andrebbe spiegato loro che, così facendo, si rendono inconsapevolmente ridicoli. Contenti loro…